Tra Saxo Grammaticus e Shakespeare
La leggenda di Amleto, resa famosa dall’omonima tragedia di Shakespeare, venne narrata per la prima volta da un cronista danese, un certo Saxo Grammaticus, nella sua Historia Danica.
Il mito di Amleto
Si narra che il padre di Amleto, Horvendel, fu ucciso da suo fratello Fengo, che sposò in seguito Gerutha, la vedova.
Amleto allora finse di essere pazzo, resistendo alle lusinghe di una fanciulla mandata da Fengo per sedurlo. Egli, comunque, capì che non era pazzo quando uccise un uomo che origliava in casa sua e ne occultò il cadavere.
Fengo, di conseguenza, lo mandò in Inghilterra con due servitori, tentando di metterlo a morte.
Amleto, però, scoprì l’inganno, e non solo riuscì a far giustiziare i due servitori, ma addirittura ad avere in sposa la figlia del re. Tornato in Danimarca dopo le nozze, preparò la sua vendetta.
Arrivò alla festa organizzata per celebrare la sua morte. Fece ubriacare i cortigiani e, mentre tutti dormivano, li coprì con i tendaggi dei saloni. Successivamente diede fuoco al palazzo. Tornando in Inghilterra alla morte di Fengo, fu infine proclamato re dal popolo.
La tragedia di Amleto ha ispirato anche altre opere, tra cui l’omonimo poema sinfonico di Liszt. Seguono l’ouverture di Ciaikovskij, la musica di scena di Shostakovich per un film e l’opera di Ambrose Thomas.