I misteri della Stele di Caven
Palazzo Besta – Teglio (SO)
Nell’Antiquarium, al piano terra di Palazzo Besta, si trova la stele di Caven, uno tra gli oggetti più misteriosi e di difficile interpretazione.
“Caven 3”, perché si tratta appunto della terza, rinvenuta a Teglio (SO), presenta forma ovale, 50 cm di lunghezza e sulla superficie piana riproduce un graffito di una figura antropomorfa stilizzata, interpretata come divinità femminile. Ai suoi piedi è evidente una U formata da 11 tratti paralleli, la figura umanoide è invece costituita da un corpo con un ovale molto grosso, che ricorderebbe un copricapo, e due protuberanze ipotizzabili come braccia.
Il significato della Stele di Caven
La figura è in mezzo a due grossi cerchi e accanto, sulla destra, due pendagli a doppia spirale contrapposta. Secondo Guido Cossard, fisico e presidente dell’Associazione Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana, la Stele di Caven avrebbe un significato da ricercare proprio nell’archeoastronomia: le stesse spirali richiamano il moto del Sole in relazione al mutamento delle stagioni, il cui arco aumenta o diminuisce nel nostro cielo rendendo le giornate più lunghe o più corte, creando veri e propri moti a spirale.
Adriano Gaspani, ricercatore dell’Osservatorio Astronomico di Brera, ha condotto diverse ricerche sull’arte figurativa camuna, come mezzo per unire il mondo spirituale con quello materiale: stiamo parlando di un popolo che avrebbe cercato di dare forma visibile all’incomprensibile. I nostri antenati erano suggestionati dagli eventi naturali della Terra e, per ovvi motivi, ancor più da quelli del cielo, da quei fenomeni celesti che dovevano costituire una qualche manifestazione delle divinità. Il Sole, l’astro principale, veniva rappresentato nei cosiddetti “simboli solari”, accompagnandolo ad altri corpi celesti, quali la luna e le stesse comete. Ed è proprio quella di una cometa la forma alla quale è stata comparata la stele di Caven da Adriano Gaspani, che l’ha denominata come “teomorfo a dischi concentrici con tre appendici a forma di coda”, un autentico ritratto di una cometa.
Somiglianze
La stessa immagine appare anche in una decina di altre incisioni separate da una considerevole distanza. La stele di Valgella, il masso di Borno e la stele di Cornal, sono incisioni riguardanti figure di astri sorprendentemente somiglianti, a riprova che il teomorfo non sarebbe un’immagine casuale e isolata, ma un simbolo importante e per questo sistematicamente riprodotto. Il teomorfo, ricorda sempre Gaspani, confrontato alle altre incisioni, risulta essere come il più complesso a livello grafico e dunque quello che richiedeva più impegno per la tecnica utilizzata. Per rappresentarlo occorreva l’intervento di un artista preparato, altrimenti veniva facilmente evitato dagli incisori occasionali, perché troppo impegnativo”. Ed invece non solo è stato riprodotto in differenti luoghi, ma alla sommità di steli, in posizioni difficoltose e predominanti. Ma soprattutto, mentre altre immagini di stampo quotidiano, come pugnali, uomini o animali erano ripetuti sullo stesso masso, il teomorfo appariva una sola volta.
Un’antichissima manifestazione extraterrestre?
Unico è ciò che è divino. Un’immagine importante secondo Gaspani, forse un evento da ricordare, unico e irripetibile: una cometa in transito tra due stelle luminose, ad esempio. O, sempre a detta dello studioso, un’eclisse di Sole che avrebbe reso visibili due pianeti. Ma se vogliamo osare ancora di più, per via di questa sua unicità, non potrebbe essere stata un’antichissima manifestazione extraterrestre? Qualsiasi forma reale o eterea si tratti e che attraverso la stele di Caven abbiano desiderato riprodurre, non ci è ancora concesso di sapere, a meno che, in futuro una identica forma non si manifesti nuovamente.
di Isabella dalla Vecchia
tratto dal libro Oggetti, misteriosi, inspiegabili e magici in Italia
Dall’orologio a moto perpetuo di Zamboni al computer di pietra di Matelica, dal martello dell’Agabbadora al baroscopio in grado di prevedere i terremoti. “Oggetti, cose senza anima” ma è davvero così? Non proprio. Perché quando essi parlano sanno raccontare storie incredibili, vicende della nostra storia che avremmo altrimenti dimenticato.
Questo libro raccoglie una serie di antichi oggetti rintracciabili in ogni angolo della penisola italiana, vanto della nostra cultura, replicati e diffusi da scienziati e artisti di tutto il mondo. Il Disco di Festo viene studiato in ogni angolo del nostro pianeta? È una probabile copia del nostro Disco di Magliano. La ghigliottina? È un’idea di Guillotin dopo aver visto quella di Caravaggio. Le vicende di Re Artù? Sono state narrate per la prima volta in Italia. Questo è solo un assaggio delle decine di oggetti insoliti e magici descritti in questo libro. Oggetti misteriosi e inspiegabili, eterna eredità di un passato ancora in gran parte ignoto.
AUTORE: ISABELLA DALLA VECCHIA
PREFAZIONE: SABRINA PIERAGOSTINI
FORMATO: 15 X 21
PAGINE: 151 (con inserto a colori)
ISBN: 978-88-89713-45-7