I misteri della Sacra Sindone
Il museo della Sindone
La Sacra Sindone, il lenzuolo che avrebbe coperto il corpo di Gesù in seguito alla crocifissione, è tra gli oggetti sacri più enigmatici al mondo.
Analizzato in ogni sua parte senza una soluzione ultima, ancora oggi sa lanciare innumerevoli ipotesi irrisolte. Infatti se fino ad ora la scienza ha tenacemente contrastato la fede, potrebbe essere questo uno dei rari casi in cui le analisi in laboratorio possono provare qualcosa di soprannaturale. La santa reliquia è stata sempre custodita all’interno del Duomo di Torino, in una cappella dedicata (attualmente è all’interno del museo), commissionata dai Savoia a Guarino Guarini, nel 1668-1694, che ebbero l’onore di proteggerla a partire dal 1430.
Un enigma ancora da svelare?
La Sacra Sindone, regina di innumerevoli discussioni, ha da sempre diviso il mondo tra chi la considera un panno su cui è stata impressa un’immagine provocata da micro bruciature, come un “negativo”, e chi invece valuta quelle particelle come un passaggio della luce stessa, di Gesù risorto, trasmutato in “corpo di luce”, che ha impressionato il telo con la sua immagine durante il trapasso dalla terra al cielo. Le analisi scientifiche al carbonio 14 hanno datato il lenzuolo al periodo medioevale, ma dati scientifici hanno ipotizzato che l’incendio subito nel 1521 avrebbe danneggiato a tal punto la reliquia da non poterla datare con precisione, essendo stata restaurata nella quasi intera superficie dalle monache ansiose di salvarla.
L’uomo impresso è del tutto simile alla descrizione iconografica di Gesù, con ferite alle mani, ai piedi, al costato e alla testa, presentandosi come se avesse indossato una corona di spine. Secondo uno studio approfondito dell’Università di Padova, il telo avrebbe effettivamente ricoperto un corpo, inoltre il sangue rilevato è umano e appartenente al gruppo AB. Le analisi di laboratorio e gli studi non si sono mai risparmiati, ma la domanda a cui ancora nessuno è stato in grado di rispondere è: come si sarebbe formata l’immagine sindonica?
Le ipotesi
Una prima ipotesi sulla Sacra Sindone è stata quella della pittura sul telo, successivamente scartata in quanto l’analisi approfondita non ha evidenziato presenza di pigmenti che cementerebbero tra loro le fibre di lino, come avverrebbe nel caso del “colore applicato”. È stato ipotizzato che a realizzarla sia stato lo stesso Leonardo da Vinci (e quello visibile sia il suo ritratto) imprimendo l’immagine all’interno di una camera oscura, annoverando così tra le sue invenzioni anche la “fotografia”.
Un raggio di luce avrebbe formato la figura umana sul lenzuolo dopo essere stato imbevuto con reagenti chimici naturali, ma anche questa teoria è stata poi smentita. Secondo gli ultimi studi effettuati dall’ENEA (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile) la sindone non è un falso medievale e per questo occorre analizzarla da punti di vista avvenieristici.
Una svolta nelle indagini?
Molto interessante l’ipotesi riportata sul giornale Fenix, che ne ha dedicato un intero numero: nell’articolo di Giulio Fanti viene descritta una probabile impressione dovuta a un lampo di energia estremamente forte e di breve durata, come se un “corpo di luce” avesse oltrepassato il lino per dirigersi verso l’alto. Ciò spiegherebbe perché sono visibili alcune zone del corpo che il panno non poteva toccare e che, dunque, sudore o elementi chimici naturali del corpo non avrebbero potuto formare. Potrebbe essere stata, quindi, le Resurrezione di Cristo ad avere impresso la sindone, bruciandone le fibre? Avremmo tra le mani la prova dell’anima immortale di Gesù?
Dubbi, ipotesi, certezze, con queste cornici la Sindone è sempre dinnanzi a noi da innumerevoli anni e viene visitata ogni anno da milioni di persone che si interrogano se quel lenzuolo costituisca realmente la testimonianza del potere della resurrezione di Gesù. È proprio questa, una delle rare volte in cui la scienza sembra schierarsi dalla parte del mistero.
di Isabella dalla Vecchia
tratto dal libro Oggetti, misteriosi, inspiegabili e magici in Italia
Dall’orologio a moto perpetuo di Zamboni al computer di pietra di Matelica, dal martello dell’Agabbadora al baroscopio in grado di prevedere i terremoti. “Oggetti, cose senza anima” ma è davvero così? Non proprio. Perché quando essi parlano sanno raccontare storie incredibili, vicende della nostra storia che avremmo altrimenti dimenticato.
Questo libro raccoglie una serie di antichi oggetti rintracciabili in ogni angolo della penisola italiana, vanto della nostra cultura, replicati e diffusi da scienziati e artisti di tutto il mondo. Il Disco di Festo viene studiato in ogni angolo del nostro pianeta? È una probabile copia del nostro Disco di Magliano. La ghigliottina? È un’idea di Guillotin dopo aver visto quella di Caravaggio. Le vicende di Re Artù? Sono state narrate per la prima volta in Italia. Questo è solo un assaggio delle decine di oggetti insoliti e magici descritti in questo libro. Oggetti misteriosi e inspiegabili, eterna eredità di un passato ancora in gran parte ignoto.
AUTORE: ISABELLA DALLA VECCHIA
PREFAZIONE: SABRINA PIERAGOSTINI
FORMATO: 15 X 21
PAGINE: 151 (con inserto a colori)
ISBN: 978-88-89713-45-7