Maschera demoniaca

I misteri della Maschera demoniaca

Museo Isola di Mozia – Marsala (TP)

 

Questa maschera dalle fattezze grottesche è stata ritrovata nella piccola isola di Mozia davanti a Marsala, durante alcuni scavi in un santuario cartaginese del VI secolo a.C. All’interno dell’area sacra furono rinvenute ossa di animali e di bambini che venivano sacrificati agli dèi; pratiche orribili ricordate dalle steli ancora presenti.

La maschera demoniaca

Gli occhi sono incurvati verso l’alto e la bocca sconfina in un ghigno distorto.
Veniva indossata in occasione del sacrificio nel tophet, il santuario in cui i corpi venivano bruciati, affinché giungessero in dono agli dèi Baal Hammon e Astarte. La pratica riguardava per lo più i primogeniti maschi, quanto di più prezioso si aveva da offrire. Questa maschera, all’apparenza sorridente, esprimeva felicità per il dono alle divinità, ma allo stesso tempo la contrazione facciale denotava un pianto disperato per il terribile sacrificio:

all’apice della disperazione infatti, l’uomo distorce occhi e bocca in tale fattura. Tra i vari oggetti, nel contesto orribile dell’evento, non lascia indifferenti la maschera definita “demoniaca” per il suo spaventoso atteggiamento.

Una maschera apotropaica

Il tipo di espressione che troviamo nella Maschera demoniaca era abbastanza diffusa nelle maschere con finalità apotropaica, ovvero utilizzate per scacciare il male, la cui funzione originaria era quella di spaventare il nemico e tenerlo lontano. Infatti le è stato attribuito anche il nome di ‘riso sardonico’, in riferimento alla tipologia ‘sarda’, in quanto simili oggetti sono stati ritrovati anche in Sardegna.
La maschera, utilizzata durante i riti divinatori, veniva indossata anche per tenere in disparte i demoni che potevano arrecare danni alla buona uscita dei rituali. Insomma spaventava, e osservandola ne comprendiamo il perché.

di Isabella dalla Vecchia
tratto dal libro Oggetti, misteriosi, inspiegabili e magici in Italia

AUTORE: ISABELLA DALLA VECCHIA

PREFAZIONE: SABRINA PIERAGOSTINI

FORMATO: 15 X 21

PAGINE: 151 (con inserto a colori)

ISBN:  978-88-89713-45-7

Oggetti Misteriosi, inspiegabili e magici in Italia

 

Dall’orologio a moto perpetuo di Zamboni al computer di pietra di Matelica, dal martello dell’Agabbadora al baroscopio in grado di prevedere i terremoti. “Oggetti, cose senza anima” ma è davvero così? Non proprio. Perché quando essi parlano sanno raccontare storie incredibili, vicende della nostra storia che avremmo altrimenti dimenticato.

Questo libro raccoglie una serie di antichi oggetti rintracciabili in ogni angolo della penisola italiana, vanto della nostra cultura, replicati e diffusi da scienziati e artisti di tutto il mondo. Il Disco di Festo viene studiato in ogni angolo del nostro pianeta? È una probabile copia del nostro Disco di Magliano. La ghigliottina? È un’idea di Guillotin dopo aver visto quella di Caravaggio. Le vicende di Re Artù? Sono state narrate per la prima volta in Italia. Questo è solo un assaggio delle decine di oggetti insoliti e magici descritti in questo libro. Oggetti misteriosi e inspiegabili, eterna eredità di un passato ancora in gran parte ignoto.