Misteri e segreti della Sfinge
La testa ed il corpo della Sfinge furono ricavate da una collinetta naturale di roccia calcarea, ma le zampe vennero aggiunte con blocchi di pietra. Mentre la data della sua costruzione è argomento di controversia da molti anni (si passa dal 2.500 al 10.500 a.C…), è sicuro che l’altare tra le zampe fu costruito dai romani. Si ritiene che la Sfinge sia stata disseppellita dalla sabbia la prima volta da Thutmosis IV, dopo che il futuro re aveva sognato che liberandola sarebbe diventato Faraone.
Dopo questa sua memorabile impresa, Thutmosis fece incidere una stele commemorativa e la sistemò tra le zampe della Sfinge (fu scoperta solo quando la statua fu ripulita di nuovo dalla sabbia in epoca attuale).
Sembra che una frase praticamente illeggibile (e oggi scomparsa, per l’erosione della parte inferiore della stele), lodasse Kha-f-Ra (Chefren), e nominasse la statua di Atum-Harmakhis; questa sarebbe la “prova” inoppugnabile sulla quale puntano gli egittologi per evidenziare che Chefren costruì la Sfinge!
Mentre probabilmente Thutmosis IV volle solo emulare Chefren, che magari la ripulì a sua volta – in precedenza – per inserirla nel “suo” progetto funerario.
La Stele dell’Inventario
Viene dato credito – paradossalmente – a questa stele e non a quella che si trova al Museo del Cairo, e nota come “Stele dell’Inventario” (di cui ho palato in precedenza), un vero documento che prova come Cheope, molto prima di Chefren, venerasse già la Sfinge! Secondo lo storico arabo Al Makrizi, nel 1379 un vandalo di nome Saim el Dahr ne ruppe il naso, rendendo da quel momento ardua per i posteri l’identificazione del faraone che fece modellare il suo ritratto sulla testa erosa del leone.
Rompere il naso di una statua, per “toglierle il respiro”, quindi la vita, era un’azione vandalica abituale in Egitto. Da quel momento in poi gli stranieri cominciarono a prendere il vizio di portarsi a casa come souvenir frammenti di testa; certi – sapendo che la Sfinge nel passato era stata un oggetto di culto – rubarono in più riprese dei pezzetti per farsi dei porta-fortuna. I Mamelucchi, forse, disprezzavano le antiche credenze del popolo che avevano appena conquistato, mentre i soldati di Napoleone furono semplicemente imbecilli; fatto sta che in tempi diversi e per motivi diversi (ma per identica stupidità) Turchi e Francesi si divertirono a giocare al tiro al bersaglio con la testa della Sfinge.
F.B.I.
Come è stato possibile posizionare monoliti di circa 70 tonnellate – in orizzontale – sopra gli stipiti delle “porte” nel Tempio della Sfinge (davanti alla statua) ed in quello adiacente, conosciuto come “Tempio della Valle”? Qui ci sono parecchie pietre, alcune perfino angolari, identiche ad altre già viste nel Tempio a T di Saqqara (ed anche a quelle ciclopiche di Cuzco).
E a quelle del cenotafio di Sethi I ad Abydos… E come la mettiamo con le “cicatrici” verticali lasciate dall’acqua sul corpo del Leone, prima che gli fosse cambiata la forma della testa? Molti eminenti geologi, tra cui Robert M. Shock, professore di Geologia all’Università di Boston, sono concordi sul fatto che non sia stato il vento a lasciarle, ma la pioggia, che abbondava in Egitto molti millenni fa, prima che a Giza ci fosse tutta quella sabbia.
Recenti ricostruzioni al computer (alcune delle quali eseguite da uno specialista della “Scientifica” dell’F.B.I. – su richiesta di John Anthony West) hanno dimostrato – dopo averla confrontata con le statue di Chefren – che la testa della Sfinge non rappresenta affatto questo Faraone, e che al suo posto ci doveva essere originalmente quella di un leone. Probabilmente questa testa andò semidistrutta, e sulla roccia rimasta, un re (prima di Chefren) fece rimodellare il suo ritratto – dandole l’aspetto attuale – identificandola con Hor-em-Akhet (Horus all’Orizzonte), e quindi con sé stesso. Questo chiarirebbe una volta per tutte come mai artisti – generalmente abilissimi – avessero inspiegabilmente e palesemente sbagliato le proporzioni. La testa della Sfinge è troppo piccola in proporzione al corpo, perché fu rimodellata.
S.C.A. e A.R.E.
John Anthony West (egittologo “indipendente”), Robert Schoch (geologo all’Università di Boston) e Thomas Dobecki (geologo e sismologo della McBride-Ratclif & Associates di Houston), realizzarono tra il 1992 e il 1993 un film intitolato “Il mistero della Sfinge”, che sarà prodotto da due reti televisive americane (più precisamente da Boris Said del “Magical Eye” e da Bill Cote della “B.C. Video”) e forse dall’A.R.E. (Association for Research and Enlightenment, l’associazione di Virginia Beach, sostenuta dai seguaci di Edgar Cayce102, il cosiddetto profeta dormiente); il film fu trasmesso alla NBC e poi anche alla televisione italiana.
Dobecki, davanti alle telecamere, rilevò con il sismografo una camera sotto la Sfinge, e un’altra davanti – un ambiente rettangolare di ben 9 m. di larghezza per 12 di lunghezza – situata a 5 m. di profondità.
Dopo questo film, Zahi Hawass – ispettore capo della Piana di Giza – rifiutò sistematicamente ogni domanda presentata alle autorità egiziane da John West e da Robert Schoch, impedendo loro di riprendere le ricerche.
Da quel momento in poi, tuttavia, da parte dallo S.C.A. (Egyptian’s Supreme Council of Antiquities) sono state concesse varie concessioni e permessi ad “altri” gruppi di ricerca – sponsorizzati da fondazioni (come la Schor Foundation e l’A.R.E.) e da alcune importanti università (come quella della Florida, quella della Pennsylvania, e quella giapponese di Waseda); furono girati numerosi documentari alcuni dei quali interpretati dallo stesso Zahi Hawass, che – almeno apparentemente – è sempre più convinto che sotto la Sfinge non ci sia assolutamente nulla… ma che allo stesso tempo preferisce interdire la zona ai turisti (benché i restauri alla Sfinge siano finiti) per continuare a scavare misteriosamente sotto la statua!
Egitto = specchio del cielo
Periodicamente partecipa come ospite a varie conferenze o a qualche talk show televisivo, scatenando ogni volta discussioni e polemiche! Anni fa giravano perfino voci – poi smentite – di un suo avvenuto trasferimento. E se tutto il sito di Giza fosse un calendario cosmico lasciato da chi viveva 12.500 anni fa in Egitto, scritto nell’unico linguaggio universale per il quale non sarebbero servite mai traduzioni: l’astronomia e la matematica? Egitto = specchio del cielo, e cioè:
Via Lattea: [sta] al fiume Nilo = [come] Piana di Giza e tre piramidi:
[stanno] a Sirio e Cintura di Orione nel momento in cui siamo nell’Era del Leone (Sfinge).
Come dire: “Noi in quell’epoca precisa eravamo qua”.
Il leone immobile guarda davvero sé stesso sorgere ad est.
E vedeva anche sorgere Sirio.
Qual’è la Verità?
La Realtà la vediamo, ma la Verità la sapremo solo quando “la montagna rivelerà il suo contenuto”…
di Daniela Bortoluzzi
tratto dal libro Alla ricerca dei Libri di Thot
Rivelazioni proibite e verità scomode. La chiave per decodificare il mistero della Genesi.
AUTORE: DANIELA BORTOLUZZI
PREFAZIONE: GIORGIO CERQUETTI
FORMATO: 15 X 21
PAGINE: 404
ISBN: 978-88-89713-69-3
Alla ricerca dei libri di Thot
Un cannocchiale puntato sull’nfinito con il quale l’autrice capta i segnali che l’Universo dei misteri, in ogni momento e in ogni luogo, lancia a chi intende raccoglierli, comprenderli e decodificarli. Un percorso di ricerca iniziato sulle tracce dei nostri predecessori, diventa un viaggio insolito e mistico, la cui meta e impossibile da raggiungere in una sola vita…
Dalla Grande Piramide alla Sfinge, da Atlantide a Nazca, da Osiride a Mose’… dagli OOParts ai Cerchi nel Grano, dal Graal ai Maestri Ascesi: questi e molti altri imbarazzanti “argomenti proibiti” formano un minimo comun denominatore in questo libro che merita di diventare un punto di riferimento per i lettori intelligenti e inquieti, quelli che si domandano: “chi sono… da dove vengo e verso dove vado?”.