Il mistero della Piramide a gradoni di Saqqara
Tutti ritengono che la prima piramide costruita in Egitto sia quella a gradoni di Saqqara, opera dell’architetto Imhotep. Io, invece, l’ho sempre considerata successiva alla Grande Piramide; secondo la mia idea, doveva essere il basamento di un importante Tempio andato in rovina o smantellato per fare qualcos’altro. Era dunque necessario un incontro “ravvicinato” con questa piramide, che confermasse le mie teorie su quella di Giza. Con questi presupposti prendemmo un taxi per la necropoli di Saqqara.
In questo antico cimitero, che fu necropoli egizia per faraoni e dignitari di molte dinastie, l’impatto visivo è stato il seguente: in primo piano, in mezzo alla sabbia, c’era la piramide a gradoni di Zoser, ed i resti della cinta muraria dell’enorme complesso funerario che la conteneva, il tutto vigilato da molta polizia armata di fucile; in secondo piano, c’erano i resti di altre piramidi più piccole e meno belle (quella di Unas sembra addirittura “franata”!) e una serie di tombe-mastaba, il tutto con altra polizia…
Dopo aver iniziato una camminata molto faticosa lungo un percorso ricavato tra un’infinità di montagnole di terreno sabbioso, argilloso e pieno di sassi, finalmente alcuni beduini presenti sul posto, ci hanno offerto un passaggio sui loro dromedari. La cifra pattuita è stata onesta e meritata. Quel terreno calcareo… sembrava fatto di briciole di piramide!
40.000 vasi fuori tempo, ma non fuori luogo
La piramide a gradoni di Saqqara è veramente imponente ma si può visitare solo dall’esterno, essendo chiusa per restauro da oltre settant’anni (!). È considerata la tomba del Faraone Zoser… e curiosamente, più a sud, c’è anche la così detta tomba meridionale: una seconda sepoltura il cui scopo non sembra essere ancora chiaro… un cenotafio66 come quelli di Abydos, o forse una strategia diplomatica per rappresentare il Faraone come re del basso e dell’alto Egitto? O forse la spiegazione è un’altra?
Personalmente ho trovato affascinante, misterioso ed intrigante tutto il complesso: l’architetto lo ha voluto interpretare come una grande scenografia teatrale – impostata su un cortile circoscritto in un immenso recinto rettangolare, orientato nord-sud – in un’area di circa 15 ettari… all’interno del quale si trovano la piramide a gradoni (al centro), la tomba meridionale, la corte del Giubileo (per le cerimonie Heb Sed), il Tempio funerario; ciascuno con i propri edifici, le proprie infrastrutture ed i propri annessi.
Vi si trovavano anche i locali per eseguire le imbalsamazioni. Il sottosuolo è pieno di cunicoli e di un numero incredibile di ambienti: un vero labirinto, destinato a luogo di sepoltura per tutta la famiglia del Faraone. O forse era di più… perché mi sono tornati in mente quei 40.000 (!) vasi rinvenuti sotto la piramide a gradoni di Saqqara (dove ci sono 400 camere), identici a quelli trovati da Flinders Petrie nel villaggio di Naqada e dei quali neppure il famoso egittologo inglese seppe mai dare spiegazioni…
Le guide locali preferiscono non dare importanza a questi “magazzini” sotterranei, evitando così di parlarne.
Il tempio a T
Mi sono venuti subito seri dubbi anche riguardo il Tempio a T (da non confondere con la tomba di Ti, che si trova nelle vicinanze dell’area circostante), dall’aspetto così spartano e dalle grandi pietre calcaree delle mura che ne delimitano i locali (il tutto è stato come un “déjà vu”… e mi sono tornate in mente certe mura di Cuzco e di Machu Picchu): da “eretica” le ho datate – a occhio – almeno 10.500 a.C. Dopo averlo oltrepassato, improvvisamente lo stile è apparso diverso:
bellissime colonne a forma di canne di papiro o di giunco legate insieme, altre culminanti con fiori di loto aperte o raffiguranti piante e alberi, porte finte chiuse, accostate o aperte, stuoie arrotolate… evocazioni scenografiche dove è evidente l’intenzione di trasformare in eterno tutto ciò che, invece, è artefatto – dovendo anche essere usato dal ka del Faraone dopo la morte: ho provato ad immaginarne la straordinaria bellezza quando tutto era perfettamente stuccato e dipinto. E questa visione mi ha lasciato stordita e senza parole…
La Piramide di Saqqara
Vicino alla famosa Piramide di Saqqara ci sono anche i resti di quella di Sekhemkhet, ritenuto da molti il suo probabile successore. Spiegherò più avanti, il perché io non condivida questa opinione, e la mia teoria al riguardo. Poco distante c’è la piramide di Unas (Testi delle Piramidi!), con le barche solari e la via processionale per raggiungere il Tempio della Valle, poi c’è la tomba di Horemhab, il Serapeo (chiuso per restauro da anni), il Viale delle Sfingi, la Piramide di Teti, la tomba mastaba del dignitario Ti, molte altre tombe, oltre ai resti di un tempio dedicato ad Iside.
Nel visitare siti archeologici come questo, bisogna avere (oltre alla macchina fotografica e all’acqua minerale) un’esperta guida turistica egiziana (ma solo la prima volta!), un buon libro da consultare come riferimento, un blocco notes e relativa biro… e tanta immaginazione, specialmente quando il 90% è sparito, o quasi (e quanto è rimasto, è poco più che un mucchio di sassi). O quando, come nel caso del Viale delle Sfingi, le sfingi non ci sono più e… bisogna andare a Parigi per poterle ammirare. Fiancheggiano la lunga scalinata del Museo del Louvre…
Imhotep: un genio indiscusso
Gli egittologi affermano che fu l’architetto Imhotep ad ideare e realizzare tutto lo straordinario complesso funerario destinato a divenire la sepoltura del Faraone Zoser. La costruzione di quest’opera così innovativa e grandiosa, dovette essere considerata prodigiosa dagli egiziani dell’epoca. E l’architetto, che era anche ingegnere, astronomo, medico di corte, scriba reale, “detentore del sigillo” e Gran Sacerdote di Ptah, dopo la morte fu venerato in tutto l’Egitto come un dio. Per le sue doti geniali, gli fu addirittura attribuita un’origine celeste, che ne aumentò ulteriormente il mito. Imhotep divenne così popolare, che di lui arrivarono notizie anche in Grecia, e gli stessi greci ne hanno parlato equiparandolo ad Esculapio, il padre della medicina.
Dunque questo sacerdote, architetto, ingegnere, medico, etc… possedeva conoscenze di tale importanza, che gli permisero di passare alla storia come un dio. E probabilmente lo era davvero, o per lo meno fu sicuramente un mago, visto che riuscì, in soli 19 anni, a realizzare non solo la piramide,ma anche tutto il colossale muro di cinta, gli edifici all’interno, ed un intricato e complesso insieme di corridoi e camere sotterranee, molte delle quali riccamente decorate con mattonelle di ceramica azzurra… Su di un’area di terreno piuttosto estesa ed irregolare, che evidentemente dovette essere livellata, prima dell’inizio dei lavori sovrastanti… Forse aveva una bacchetta magica! O forse la spiegazione era un’altra.
La Piramide di Saqqara: qualche numero per capire meglio
– area complessiva: m. 544,90 x 277,60… oltre 15 ettari! (un enorme rettangolo
orientato nord-sud)
– perimetro della cinta muraria: 1.645 metri
– altezza delle mura: da m. 9,63 a m. 10,48 formata da due muri paralleli di mattoni
spessi da 1 a 6 metri che trattenevano un nucleo di riempimento, di pietrame
e detriti, spesso da m. 2,60 a 30
– bastioni della cinta muraria: 211
– riquadri a nicchia nelle mura: 1.680
– altezza dei suddetti riquadri: oltre 9 metri ciascuno
– larghezza degli stessi: m. 4,19
– entrata monumentale: 1
– simulacri di porta: 14
– base della piramide: 121 x 109 metri
– altezza della piramide 60 metri
– quantità di materiale usato per la piramide: 330.400 metri cubi di pietra e
argilla
– camere sotto la piramide: oltre 400
Zoser
Sappiamo che il regno di Zoser durò per soli 19 anni, dunque questo è il tempo che presumibilmente l’architetto ebbe a disposizione per realizzare tutta l’opera. E ammesso che avesse iniziato il lavoro immediatamente. La Piramide di Saqqara, che fu ampliata e rialzata in sei tappe, raggiunse alla fine un aspetto molto diverso da quello che conosciamo.
Diversamente da quello che ci si aspetterebbe, è massiccia: la sua funzione sembra unicamente quella di “ricoprire” la tomba vera e propria, le cui camere e relativi corridoi e scale, sono tutti scavati sottoterra. Solo che in alcune delle oltre 400 camere sono stati fatti dei rilevamenti a dir poco sconcertanti…
Piramide di Saqqara: la tomba di un “vero” re-Horus
Appare spesso un nome: Horus Neterierkhet. Gli egittologi mettono in relazione Neterierkhet con Zoser. Si tratterebbe dunque della stessa persona? Ma allora, perché mai gli esami fatti con il radiocarbonio su di una mummia di donna rinvenuta all’interno della tomba, hanno rilevato una datazione molto più antica?
Se, come gli archeologi vorrebbero farci credere, Zoser/Neterierkhet si fosse appropriato dei tesori – tra cui i famosi 40.000 vasi – di un’altra tomba e poi li avesse messi nella sua, perché da quella tomba prese anche i resti mummificati di una donna? E chi era la donna? E soprattutto, come mai alcune scritte indicano che questo Faraone era un re-Horus?
Scambio d’identità
L’ultimo re-Horus si chiamò Narmer80, ed è considerato il primo Faraone della prima dinastia; e allora, come faceva Zoser ad essere considerato un re-Horus, essendo già nella terza dinastia?
Horus Neterierkhet e Zoser non sono la stessa persona! Ci potrebbe essere un’altra spiegazione: a partire dalla III dinastia, tutti i faraoni diventavano l’incarnazione “simbolica” del dio falco Horus. Non è comunque possibile, nemmeno con questo presupposto, confondere il “titolo” in questione: infatti, mentre l’incarnazione Faraone/Horus iniziò durante la III dinastia, i re-Horus governarono davvero l’Egitto migliaia di anni prima: erano i primissimi re delle dinastie pre-dinastiche!
La maestria dimostrata dai costruttori non appare esagerata, dal momento che fino a circa 300 anni prima, l’Egitto doveva essere ancora all’Età della Pietra (a meno di non ammettere l’esistenza d’una razza evoluta precedente)? Sembra molto più logico ipotizzare che il Gran Sacerdote, essendo anche “Custode del Sigillo” (?!), avesse accesso ad un archivio di antichissimi documenti segreti che gli permisero di sfruttare la sua intelligenza ed il suo innegabile genio per apprendere le antiche arti e gli antichi misteri, e per modificare e riadattare alcune strutture preesistenti.
Prove della razza precedente
Si spiegherebbe così l’enigma dei 40.000 oggetti di vasellame meravigliosamente eseguiti, conservati all’interno delle camere sottostanti la Piramide di Saqqara. Nessuno, stranamente, indicava che fossero di Zoser, anzi: addirittura alcuni portavano incisi i nomi di alcuni re predinastici, tra i quali Narmer stesso.
E anche lo stile confermava un’età precedente quella di Zoser. Tra questi oggetti, migliaia di vasi sono stati realizzati con una tecnica ignota: sottilissimi e con il collo lungo e stretto – talvolta da non passarci un dito – sono stati ottenuti “svuotando” un pezzo di diorite, o di basalto, o talvolta di quarzo, di cui sono fatti.
La loro superficie, sia interna che esterna, è perfettamente arrotondata e liscia. Graham Hancock, in Impronte degli déi, fa notare che nemmeno con un moderno trapano si potrebbe ottenere una tale perfezione. E anche ammettendo che fosse stato usato un tornio da vasaio (?!), ci sarebbe voluta una velocità che solo l’elettricità avrebbe potuto fornire!
Vasi identici furono rinvenuti molti anni fa, nel 1893, dal padre dell’egittologia moderna Flinders Petrie, quando riportò alla luce il villaggio di Naqada, circa 300 Km. a sud del Cairo. Egli chiamò Nuova Razza queste genti vissute circa 5.000 anni fa… Ma quando qualche anno più tardi, l’eminente egittologo rinvenne altri vasi identici ad Abydos, in tombe della I dinastia, cioè del periodo più antico conosciuto, rimase allibito, tanto da decidere di eliminare questi imbarazzanti vasi dalla sua “Storia dell’antico Egitto”, ammettendo che non era in grado di spiegarne il mistero (!).
Ma allora, chi era Horus-Neterierkhet?
Qualcuno per forza di un’epoca precedente! Bisogna pensare allora che fosse un re vissuto durante… l’Età della Pietra! E se fosse stato proprio lui, Neterierkhet, un Re-Horus vissuto molto prima di Narmer e di Imhotep, il responsabile del primo restauro della Piramide di Saqqara e della Torre? E se il nostro grande quanto misterioso Imhotep (Scriba Reale, Architetto, etc.; ma soprattutto Gran Sacerdote, quindi iniziato) lo sapesse, perché conosceva la storia del Pilastro Djed, e di come e perché fu nascosto nella Piramide di Giza?
Le tecniche di costruzione di grandi opere,ma soprattutto le indicazioni toponomastiche degli antichi siti, e i disegni dei progetti relativi alla Grande Piramide… potrebbero essere state studiate da Imhotep e usate non solo per restaurare monumenti antichi, ma anche per celebrare lo Djed, costruito “dagli dèi” del Primo Tempo.
Ecco che adesso tutto sembra più logico, ed anche tutta la struttura scenografica del complesso funerario della tomba di Zoser, comincia ad avere un senso. Sulla sommità di una piramide bianca, Imhotep innalzò uno Djed commemorativo, che poi nei secoli crollò o fu smantellato per utilizzare il materiale altrove. La piramide inizialmente fu realizzata a gradoni; gli spazi intermedi vennero poi riempiti con mattoni d’argilla, ed infine le superfici furono livellate e imbiancate, in modo da assumere l’aspetto del modello (di Giza). Lo Djed sulla sommità era come quello venerato a Busiris, e considerato già antico all’epoca di Imhotep.
Le scenografie del complesso di Saqqara dovevano servire a commemorare il Primo Tempo e la Genesi Egizia. Imhotep, per realizzare il suo “tributo” si ispirò alla Piramide di Giza e riuscì a rendere una sua discreta imitazione, aggiungendo sopra quanto in realtà era dentro. Questo perché, anche se alcuni sacerdoti conoscevano il “segreto” della Piramide di Giza, non è detto che altri ne fossero informati.
La piramide a gradoni di Saqqara
Nei successivi millenni, la parte riempitiva aggiunta e dipinta (di cui sono stati rinvenuti molti reperti, durante gli scavi archeologici) crollò – essendo in mattoni – lasciando solo lo “scheletro” della costruzione, ossia la Piramide di Saqqara che si ammira oggi!
Vorrei aggiungere che per quanto riguarda la seconda tomba – quella meridionale – e le 400 stanze sotterranee, credo che nell’opera di ristrutturazione, si volesse ottenere un Pantheon ad eterna memoria dei Seguaci di Horus (traduzione ufficiale di Shemsu Hor), e dei loro antenati. E tutte quelle stanze… dovevano essere l’equivalente di un museo!
Ed ecco svelato anche il mistero dei 40.000 vasi dal collo di cigno, eseguiti con tecniche rivoluzionarie, dagli Egizi dei tempi di Horus-Neterierkhet, e trovati lì sotto. Forse anche Horus-Neterierkhet era stato seppellito in quell’area. Magari proprio sotto la Piramide di Saqqara; e Zoser nella Tomba meridionale.
di Daniela Bortoluzzi
tratto dal libro Alla ricerca dei Libri di Thot
Rivelazioni proibite e verità scomode. La chiave per decodificare il mistero della Genesi.
AUTORE: DANIELA BORTOLUZZI
PREFAZIONE: GIORGIO CERQUETTI
FORMATO: 15 X 21
PAGINE: 404
ISBN: 978-88-89713-69-3
Alla ricerca dei libri di Thot
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