Gairo Vecchio
Gairo (NU)
Arroccato sul Monte Trunconi, Gairo Vecchio è attualmente considerato il più famoso paese fantasma della Sardegna. Abbandonato intorno agli anni sessanta è divenuto oggi un’attrazione turistica emozionante e pregna di suggestione. La maggior parte delle case è stata costruita con scisto (pietre locali a grana medio˗grande) e granito, aggregati con fango, calce di malta e sabbia. Non si notano distinzioni in aree ricche e povere, poiché la comunità che vi ha vissuto era costituita prevalentemente da pastori, artigiani e contadini.
Cenni storici
Sul territorio di Gairo Vecchio sono presenti diversi nuraghi e numerose domus de janas. Questo, a testimonianza di insediamenti che risalgono all’epoca preistorica. La nascita del borgo risale, invece, all’epoca medievale. In seguito alle invasioni barbariche gli abitanti delle zone costiere decisero di spostarsi verso l’interno. Nel 1217 il paese entra a far parte della curatoria di Ogliastra, all’interno del Giudicato di Cagliari. Nell’anno 1259 passa al Giudicato della Gallura e rimane sotto tale giurisdizione fino alla fine del XIII secolo. Infatti nel 1324 il territorio venne conquistato dagli Aragonesi e nel 1363 venne incorporato nella contea di Quirra da Pietro IV, re di Aragona, divenendo feudo. Agli inizi del 1600 il feudo venne trasformato in marchesato, con il dominio dei Centelles e degli Osorio della Cueva, fino al 1839.
Nel 1927, Gairo Vecchio passò dalla provincia di Cagliari alla provincia di Nuoro. La decisione di abbandonare il paese divenne realtà in seguito all’alluvione del 1951. Forti piogge torrenziali si abbatterono, infatti, sull’isola per ben quatto giorni. L’alluvione provocò l’esondazione del rio Pardu e frane fangose che causarono ingenti danni a tutto l’abitato. Man mano tutti gli abitanti si trasferirono, fondando il nuovo centro abitato di Gairo composto da tre frazioni: Gairo Sant’Elena, Gairo Taccu Isaira e Gairo Cardedu. Nel 1984 l’ultima frazione è divenuta comune autonomo sotto il nome di Cardedu, mentre le prime due formano l’attuale comune sparso.
Leggende di Gairo Vecchio
La leggenda narra di una macabra usanza, praticata nella zona di Gairo Vecchio parecchi secoli orsono. Secondo i racconti i giaresi, quando invecchiavano, venivano portati dai loro figli presso un dirupo. Essendo anziani e considerati non più utili alla comunità, venivano uccisi spingendoli nel dirupo. Le cose iniziarono a cambiare quando, un giorno, un giovane si apprestò a eseguire il macabro rito con il suo anziano padre. Lungo il percorso per giungere al luogo sacrificale, oggi chiamato sa babbaiecca (vecchio padre), il figlio si fermò e mise a sedere il padre. L’osservò tristemente. Non aveva nessuna voglia di portare a termine il disumano rito. L’anziano, comprese le remore che attanagliavano il cuore del figlio. Rifletterono insieme sul fatto che presto la stessa sorte sarebbe toccata anche a lui.
Il giovane uomo prese la sua decisione riportando indietro il padre, ma fu costretto a nasconderlo per diverso tempo per evitare l’ira degli altri giaresi. Fu così che durante un anno di siccità, i consigli dell’anziano padre, permisero al ragazzo di ottenere un buon raccolto, a differenza di ciò che si verificò nei campi vicini. Alle rimostranze degli altri contadini, il ragazzo rivelò di non aver ucciso il suo vecchio padre e, proprio grazie a quest’atto, di essere riuscito a salvare il raccolto seguendo suoi preziosi consigli. Fu allora che tutti compresero l’importanza dell’esperienza dovuta all’anzianità e decisero di interrompere la macabra usanza.