L’Ospedale di Aguscello: il bambino fantasma
Appena fuori le porte di Ferrara si trova il fatiscente Ospedale di Aguscello, nell’omonima frazione. Al centro di un giardino dove la vegetazione cresce fitta e incontrollata sorge la solida struttura dalla semplice geometria. Un cubo alto tre piani, senza alcun particolare ornamento, chiuso da un tetto a quattro spioventi. Ma il tetto in parte ha ceduto, l’ingresso principale sbarrato, nessuna imposta si trova più lì dov’era ancora nel 1970. Fu questo l’ultimo anno di frequentazione della villa, abbandonata in modo repentino ed enigmatico.
L’Ospedale di Aguscello
Meta di vandali, di curiosi avventori, di rituali satanici l’Ospedale di Aguscello è oggi l’edificio più chiacchierato tra i gruppi di ghosthunters italiani. La storia di Aguscello che più affascina gli appassionati del paranormale, ha inizio nell’anno 1940. Amelia Guerra, moglie dell’ultimo proprietario, Giovanni Bernardi, vende la loro privata residenza alla Croce Rossa italiana. Questa vi realizza un’ospedale psichiatrico per bambini.
Ricercare informazioni attendibili circa le attività svolte all’interno della struttura ospedaliera è operazione pressoché impossibile. Documentazione scritta, cartelle cliniche, personale interno, tutto sembra essere sparito nell’ombra.
Come se, ancor più che il caso, vi sia stata una volontà particolarmente interessata nell’eliminare ogni traccia che permettesse di ricostruire l’operato dei medici e le cure che questi somministravano ai piccoli pazienti.
Allora occorre rifarsi alle dicerie, ai racconti del tempo che circolavano in quel di Ferrara sul discusso sanatorio. A quanto pare i metodi utilizzati dagli analisti e dalle suore non erano per nulla ortodossi. Anzi spesso i bambini venivano utilizzati come vere e proprie cavie per nuove sperimentazioni. Subivano una rigida educazione inadatta alle loro fragili menti. Da qualche parte nel giardino o nei pressi esisteva addirittura una fossa comune dove venivano sepolti i corpi dei piccoli pazienti che non avevano retto agli stressanti trattamenti.
Gli ospedali psichiatrici
Occorre una precisazione: le fantasticherie su luoghi come gli ospedali psichiatrici non sono mai mancate, tanto più se questi sono rigidamente chiusi all’esterno e non rilasciano alcun documento pubblico in cui informano della loro attività; ad Aguscello inoltre si aggiunge a sensibilizzazione ulteriore dell’opinione pubblica la presenza di bambini affetti da patologie mentali, quali vittime indifese dei maltrattamenti perpetrati. E’ probabile dunque che molto di ciò che circola oggi sia il ricamo di numerose voci, che si sono tramandate nel tempo e che siano state alterate da aggiunte successive.
Chi si aggira tra le vetuste stanze dell’Ospedale di Aguscello – rischiando perché i cedimenti strutturali e i rischi di crollo in particolare ai piani superiori sono altissimi – scorge tra macerie e pavimenti crollati, montagne di rifiuti. Non solo. Pareti un tempo bianche sono tempestate di scritte futili e oscene. I lettini, le piccole sedie e altre numerose e rovinate suppellettili ricordano e testimoniano senza dubbio, il soggiorno dei passati pazienti e le strumentazioni necessarie alle criticate cure.
La struttura distaccata, posta dietro l’edificio, probabilmente una piccola cappella, è non meno inquietante del corpo principale.
Filippo Erni
Nel circondario è stato trovato persino un elettroshock, quale prova dei metodi utilizzati e delle angosciose sofferenze subite. Nessuna vicenda precisa è possibile ricavare da tanti irrefutabili dati. Eppure un nome, uno solo, è riuscito a superare la cortina di silenzio che avvolge Aguscello. Quello del paziente Filippo Erni. La sua è una storia drammatica. Era un bambino ospite del sanatorio che, affetto da gravi disturbi psichici, avrebbe ucciso alcuni suoi compagni. Per tale motivo sarebbe stato isolato in una stanza al piano più alto dell’edificio.
Ma il bambino mal sopportando la prigionia avrebbe trovato la disperata fuga gettandosi dalla finestra, ponendo fine in tal modo il suo internamento.
Si narra che sia lui il bambino biondo, di circa 12 anni di età, avvistato da diversi testimoni, che si aggira ancora adesso con piccoli e frettolosi passi per le stanze ed i cortili desolati.
L’ultima discussa notizia che si ha dell’Ospedale di Aguscello è quella della sua improvvisa quanto misteriosa chiusura.
I più parlano ancora oggi di un incendio (di natura dolosa?) sviluppatosi nel locale delle caldaie e propagatosi per l’intero edifico; ad oggi nessun segno di bruciato è comunque visibile sia sulle pareti esterne sia su quelle interne. Evidenza che ha spinto a rigettare tale ipotesi, sostenendo anzi che questa fosse stata inventata ad hoc per occultare un’altra ben più agghiacciante verità; dando adito infatti ad altre correnti si scopre che un’epidemia si sarebbe diffusa tra i pazienti, facendone strage.
Leggenda o realtà?
I corpi dei piccoli sarebbero stati gettati pian piano in una fossa comune per evitare compromettenti scandali ed il reparto psichiatrico qualche tempo dopo, smessa la sua funzione principale, sarebbe stato smantellato con lo scopo preciso di non lasciare traccia alcuna delle attività svolte lungo i suoi 30 anni di vita.
Non c’è che dire: se davvero si vuole scorgere la volontà precisa di far sparire completamente il reparto, il tutto risulta ben macchinato e al tempo stesso oscuro. Quasi che faccia più comodo lasciare nel dubbio e far in modo che assuma il carattere di una vera leggenda, la cui credibilità come accade persino per le leggende più famose è altamente soggettiva, una storia che potrebbe smuovere e far inorridire l’opinione pubblica, anche a tanti anni di distanza, circa la deontologia di certe branche della medicina, le quali speriamo comunque siano soltanto una stortura, una deviazione di un passato che non ha nulla a che vedere col nostro presente.
di Giuseppe Zito
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